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Tutto quello che potete trovare soltanto nel Friuli Venezia Giulia, la regione bella e interessante tutto l'anno.
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Friuli Tipico
Benvenuti nel Friuli Venezia Giulia

la regione della MittelEuropa bella e interessante tutto l’anno

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In questo sito Vi presentiamo tutto quello che potete trovare soltanto nel Friuli Venezia Giulia, una delle regioni più singolari dell’Italia e dell’Europa, non soltanto per la sorprendente varietà dei paesaggi, ma anche per una civiltà originale che ha saputo armonizzare l’estrosità dei celti con la praticità dei romani e l’emotività degli slavi, nella solida cornice della razionale cultura longobarda.

La ricchezza del territorio e della civiltà friulani si possono percepire nella nostra illustrazione simbolica del Friuli Tipico  che raffigura sinteticamente la molteplicità degli ambienti naturali, dal mare alla montagna, e  le varie tipologie delle abitazioni storiche, che ben  rappresentano il mosaico dell’identità regionale sviluppatasi in più di mille anni soltanto grazie alla forza morale del Patriarcato di  Aquileia (la cui ’basilica’ è raffigurata come punto di riferimento e di diffusione).


Il tutto sulle fondamenta civili costruite in duecento anni dai Duchi Longobardi nelle quattro provincie della regione, come intende raffigurare la nostra versione stilizzata della famosa "Corona Ferrea", simbolo del popolo Longobardo.

 

  

La corona ‘ferrea’ dei Duchi Longobardi (conservata nel Duomo di Monza) e lo stendardo con l’aquila simbolo del governo religioso e politico del Patriarcato di Aquileia.

Con un sistema di sintetici quadri di settore da cui si accede a centinaia di schede, il sito Friuli Tipico Vi illustra con precisione e con essenziale completezza tutti e soltanto i prodotti e gli eventi di Agricoltura, Gastronomia, Artigianato, le attività di Ristorazione e Ospitalità turistica, le attrattive di Storia, Arte e Natura che hanno carattere di tipicità legata al territorio della Regione Friuli Venezia Giulia.
Questo sito costituisce quindi una vera e propria guida turistica e culturale, ma anche una completa guida gastronomica del Friuli Venezia Giulia. 

Per scoprire e provare tante cose nuove e curiose e per arricchire la Vostra cultura.

 

Friulitipico è una creazione AREA ENERGY-UDINE
Modello editoriale e testi redazionali del sito Friulitipico nonchè le immagini di propria produzione sono di proprietà dell'Associazione socio-culturale Radici di Identità di Arta terme - Udine (FVG 329 - P.IVA 94084260309)
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L’alpeggio un Carnia

La secolare pratica dell’alpeggio Carnico indica l’attività agro-zootecnica con il bestiame in altura. Deve la sua origine principalmente a motivi di carattere primario, economico e di praticità. Nelle zone alpine e prealpine il bestiame, in particolare quello bovino, era la fonte primaria di reddito e più alto era il numero di capi che si potevano mantenere maggiori erano le possibilità economiche a disposizione della famiglia. Strettamente legata all’aspetto economico troviamo la pratica della fienagione che nei paesi si protraeva da giugno a settembre e vedeva impegnate le persone che vi si dedicavano dall’alba al tramonto. Una stalla con bestiame da accudire richiedeva circa quattro ore di lavoro al giorno, ore tolte alla fienagione. Balza evidente che, sgravati da un simile fisso impegno, ci si poteva dedicare maggiormente alla produzione di fieno nella quantità necessaria per il mantenimento degli animali al loro rientro nelle stalle finita la stagione dell’alpeggio.
Anche di fronte ai grandi cambiamenti sociali di questi ultimi decenni i motivi fondanti l’ origine della pratica dell’alpeggio rimangono sempre validi, pur non parlando più di micro-aziende a carattere famigliare, ma di aziende zootecniche più consistenti e condotte con le più moderne tecniche aziendali.
Le abitazioni in muratura, con il tetto un tempo ricoperto di tavolette di legno di larice (scjàndule),sviluppate nel senso della lunghezza. Le vacche “ospiti” vi trovano riparo e possono riposare. La casera (casérè) è una costruzione in muratura che richiama una normale casa, costruita nella vicinanza delle logge spesso a chiusura di un cerchio o altra forma geometrica richiesta o permessa dalla disposizione delle logge esistenti, a loro volta condizionate dalla conformazione del terreno su cui sorgono.
La casera tradizionale, oggi presente solo in poche unità in regione, è una costruzione spartana, che si limita all’essenziale per la vita delle persone e per la lavorazione del latte.
Al piano terra ci sono due locali: uno adibito a cucina/alloggio per le persone e per la lavorazione a ciclo completo del latte, un altro, più piccolo, per la conservazione/stagionatura del formaggio (célaar). Il pavimento è in pietra e tutto ruota attorno al focolare a cielo aperto che spesso affumica non solo le ricotte poste sopra una graticola (sécjaròle), ma anche le persone che vi sono ospitate; non c’è un soffitto e il fumo esce da un buco nel tetto riparato da una tettoia; in un angolo c’è una scala che porta al piano superiore dove, su un pavimento in legno sopra la stanza di conservazione/stagionatura del formaggio, c‘è un soppalco adibito a camerata per il riposo notturno.
Oggi quasi tutte le casere delle malghe monticate sono state ristrutturate e rese “civili abitazioni” per le persone e più rispondenti alle attuali normative igieniche richieste per la lavorazione del latte.

UN PO’ DI STORIA

Come su tutte le Alpi, anche nella cerchia alpina e prealpina del Friuli Venezia Giulia, l’alpeggio ha una sua storia secolare, con ritmi, tempi e usanze tramandate di generazione in generazione. Storicamente trova testimonianze precise nel periodo del Patriarcato di Aquileia (1077-1420). Particolare importanza assume la concessione fatta nell’anno 1275 dal patriarca Raimondo della Torre agli uomini della Carnia di poter mettere a coltura i terreni sino allora utilizzati e sfruttati come prato e pascolo, dietro corresponsione di una decima. I terreni più comodi furono subito trasformati al massimo possibile in coltura per cercare di soddisfare le crescenti necessità alimentari della popolazione. La conseguente perdita di terreno adibito a pascolo spinse alla ricerca di pascoli sostitutivi provocando l’espansione di quelli in quota, ottenuti per disboscamento. Nei pascoli raggiungibili in un paio d’ore di cammino sorsero degli stavoli (stàli) atti al ricovero estivo del bestiame, costituendo l’alpeggio.

LA MALGA

Un misto fra pratica della fienagione e pascolo: il bestiame vi saliva in giugno e si nutriva utilizzando il pascolo lontano, mentre il prato comodo e vicino veniva sfalciato per costituire la riserva di fieno per la stagione fredda. Più lontano e
in altura sorsero le malghe.
Caduto il Patriarcato e subentrata la Repubblica di Venezia (1420-1797), lo sfruttamento del pascolo fu regolamentato e furono posti dei divieti per pecore e capre al fine di proteggere soprattutto i boschi di faggio, legno importante per le esigenze dell’Arsenale. Nel breve periodo napoleonico (1797-1814) sorsero i Comuni; non ci furono novità per le terre alte.
Durante il dominio asburgico (1814-1866) l’utilizzo dei pascoli e dei boschi venne sempre più regolamentato e i Comuni, che dai patriarchi avevano avuto in dono le malghe, vendettero alcune proprietà a dei privati e il ricavato fu utilizzato per opere pubbliche a favore della propria comunità. In questo periodo assunse notevole importanza il censimento dei pascoli alpini e il fatto che a loro venisse attribuita una rendita ai fini fiscali superiore a quella dei pascoli vicini ai paesi o di fondovalle sta a dimostrare l’importanza assunta dalle malghe per l’amministrazione asburgica.
Dal 1866 il Friuli viene annesso al Regno d’Italia e le leggi di fine secolo favorirono i boschi a scapito dei pascoli, ma la gran parte delle malghe, per la loro ubicazione spesso oltre il limite della vegetazione arborea, non ne risentirono.

IERI E OGGI

Negli ultimi decenni, la riorganizzazione dei sistemi zootecnici alpini, quali la concentrazione delle attività nei siti più favorevoli, l’aumento delle dimensioni aziendali, il miglioramento genetico degli animali allevati, il largo uso di alimentiextra-aziendali, hanno determinato il sottoutilizzo o, spesso, l’abbandono dei prati e dei pascoli. Tali effetti negativi sono stati particolarmenteintensi nel Friuli Venezia Giulia dove il territoriomontano, che rappresenta oltre il 40% della superficie regionale, è caratterizzato da una condizione economica e sociale che lo distingue negativamente da gran parte delle aree alpine.
Agli inizi del secolo scorso in Friuli Venezia Giuliasi contavano circa 350 malghe attive e il numero rimase elevato fino al secondo dopoguerraquando, anche in seguito all’espansione dell’industrializzazione e del terziario, iniziò un rapido calo.
Per una corretta lettura di questi ultimi dati, chepotrebbero far pensare ad una caduta verticale,bisogna prendere in considerazione il fenomeno recente dell’accorpamento di alcune malghein un’unica realtà economica. Meno aziende quindi, ma più consistenti. Il processo di modernizzazione delle malgheha determinato adeguamenti strutturali e igienico-sanitari dei locali abitativi e di trasformazione, nonché il potenziamento della viabilità diaccesso e di servizio all’alpeggio, favorendo nelcontempo l’aspetto turistico. Nel corso degli anni Novanta diverse malghe sono state ristrutturate anche al fine di sviluppare un’attività agrituristica di ristorazione e alloggio. Applica
La presenza umana
La malga è un’azienda agricola in alta quota adapertura stagionale e come una qualsiasi azienda di collina o di pianura ha del personale che viopera, ciascuno con ben determinate mansioni.
Referente principale è il malghese che, proprietario o affittuario, è il direttore dell’“azienda malga”, della cui conduzione è sempre ecomunque responsabile: dalla custodia e cura degli animali a lui affidati alla gestione del pascolo, dall’organizzazione della giornata di lavoro al coordinamento delle risorse umane, animali e materiali. Solitamente le sue mansionipratiche consistono nella lavorazione del latte enella cura della cucina. Accanto a lui i suoi collaboratori, i pastori, che hanno una loro specializzazione a seconda dell’età ed esperienza.

Tratto da ERSA “Malga che vai formaggio che trovi”

 
Ristorante Bar Alla Tavernetta DA ALIGI a Porpetto in Friuli

 

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   Mais, Formaggi, Pesce d'acqua dolce, Maiale, Lumache, Riso (che qui si coltiva dal 1700) e ora anche tartufo bianco sono i frutti migliori di queste terre di origine marina (con foreste millenarie, fiumi profondi di pure acque sorgive e verdissime campagne) che danno ad essi un sapore particolare e deciso.
  Li proponiamo con ricette sia tradizionali sia creative, realizzate con grande cura e raffinatezza, con cambi stagionali. Sempre a menu troverete Alla Tavernetta da Aligi (fascia di prezzo ***°):
  toç in braide, patè di fagiano, risotti, lo spaghetto alla salsiccia, lumache alla bourguignonne...
  ma anche il ventaglio di frico croccante con polenta e lardo, lo sformatino di stagione su crema di montasio, il nostro carpaccio di trota salmonata, il guanciale di manzo brasato, la tartare,  le frittate (alle erbe spontanee...), le nostre verdure gratinate...
  e altri quindici piatti della tradizione negli antipasti, primi e secondi, tra cui si segnalano agnello, vitello e manzo ai ferri, selvaggina, per finire ai dolci tipici e altri fatti in casa come creme e semifreddi, la macedonia di frutta e i gelati artigianali.
  Per appropriati abbinamenti, alla Tavernetta è disponibile una selezione di oltre 100 vini sia regionali sia nazionali, molti dei quali si possono degustare anche nel Bar.

Un mese di festa per gli Innamorati del maiale

  All’inizio di ogni anno poi (dall’ultimo sabato di Gennaio alla prima domenica di Marzo), la Tavernetta da Aligi diventa protagonista indiscussa delle cronache gastronomiche del Nord-Est con la grande 'Fieste dai Namoraz dal purzit - Festa degli Innamorati del Maiale', in cui ogni giorno viene proposto un ricchissimo menu a base di tutte le parti del maiale (oltre 15 piatti). La manifestazione si svolge da oltre 50 anni.

   
   

La Tavernetta di Aligi è nata nel 1955 come osteria (che è aperta ancora oggi con tre salette e il classico fogolàr dove si possono degustare prodotti e vini tipici regionali) iniziando subito anche l’attività di ristorazione calda. L’amore per la cucina tipica e insieme creativa nonché la cura nell’arredamento e arricchimento artistico del locale sono stati premiati con innumerevoli riconoscimenti privati e pubblici, tra i quali spicca la medaglia d’oro della Provincia di Udine.
La gestione del locale è sempre della famiglia fondatrice Grop nelle persone della moglie Elsa e dei figli del compianto signor Aligi, Ezio in cucina e Clia in sala.

Particolare cura viene dedicata alle Cene dirigenziali e ai menu speciali per Gruppi 

   

Ristorante
Bar Degustazione 
Tavernetta da Aligi
Porpetto 33050 UD, 
via Matteotti 16
tel.0431-60201 
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Orari Novembre 2020: 9-18.00 (aperto fino alle 22 soltanto per consegna piatti da asporto) / chiuso totalmente domenica sera e lunedì

 

   
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Per qualche ora di relax
o anche solo uno spuntino di qualità
venite a Porpetto, dove vi aspettano a 100 metri dalla Tavernetta la piazza della Chiesa con un campanile millenario, il parco fluviale, area sosta attrezzata, fontane, giochi per bambini;
a Castello il Parco delle risorgive e del fiume Corno; a Pampaluna l’antichissimo Bosco Sgobitta; a Corgnolo case, corte nobiliare e mulino storici.

 
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