Cucina tradizionale nella regione Friuli nello Spolert e sul Fogolar |
Nelle case friulane, per cucinare in passato si usavano comunemente due attrezzature: lo SPOLÈRT e il FOGOLÀR, entrambi a legna.
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Lo SPOLERT (nei tempi moderni chiamato, nella sua versione industriale, ‘cucina economica’) era quello usato dalla maggioranza della popolazione in quanto più semplice e pratico. |
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Lo Spolèrt poteva essere in mattoni o in metallo, prevalentemente in ghisa. E’ usato ancora oggi, specialmente nella sua versione di ‘termocucina’ che, oltre a cuocere i cibi, diffonde il calore in buona parte della casa. |
Il FOGOLAR è la versione friulana del caminetto, presente, e a volte usato, ancora oggi in molte abitazioni storiche. La peculiarità del Fogolàr è di essere collocato al centro di una stanza o di un vano aperto, in genere piccolo e a ciò dedicato, e attorniato da panche su cui la famiglia riceve il calore della fiamma viva. |
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A fini culinari il Fogolàr oggi viene usato quasi unicamente nei ristoranti tipici, soprattutto per preparare la carni alla griglia e salumi sottocenere. La cappa (‘nape’) del Fogolàr friulano è tradizionalmente circolare, ma è sovente quadrangolare nel Friuli orientale di cultura friulo-asburgica. |
Riportiamo una piccola poesia in friulano che bene esprime il legame animistico profondo che la popolazione friulana ha sempre avuto con la casa e le sue principali componenti.
Fogolar
Cuan’ ch’el mond al dà fur di mat e i omps a somein simpri plui trisc’, jo plati le me anime sot la nape.
Lì, al calor dal fuc e dai ricuar’s, cidine, cidine, torne a ripiasi; lì e cjate la fuarce par là in denant
O soi sigur di une robe: cuan’ che par me rivarà l’ultin dì o svolarai ance jo lizer su pal cjamin; in alt, t’ un grant lusor di faliscjs,
o cjatarài lis animis dai nonos e di chei che, dongje el fogolar, e an cun me bivut e mangjat in pas, e, soredut, a mi an volut ben.
(Pauli Bonan, Paulét)
Traduzione.
Focolare
Quando il mondo impazzisce e gli uomini sembrano sempre più biechi la mia anima si nasconde sotto la cappa del camino.
Lì, al calore del fuoco e dei ricordi zitta, zitta, torna a riprendersi; lì trova la forza per andare avanti.
Sono sicuro di una cosa: quando per me giungerà l’ultimo giorno salirò anch’io leggero su per il camino; in alto, tra uno splendore di faville,
troverò le anime dei miei avi e di tutti quelli che, intorno al focolare, hanno con me bevuto e mangiato in pace e, soprattutto, mi hanno voluto bene.
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